Rubino



Rubino

Il rubino è una delle tante varietà, per l’esattezza la più preziosa, del corindone, un minerale composto in prevalenza da ossido di alluminio e di cromo. E’ riconoscibile dal caratteristico colore rosso, che può variare, proprio in relazione alla percentuale di ossido di cromo, dal rosa pallido al rosso cupo e intenso. Il corindone puro è incolore, la tinta scarlatta è dovuta alla presenza del cromo, tuttavia questa varietà è alquanto rara e pregiata. Inoltre, la colorazione può variare di intensità e di saturazione in relazione alle caratteristiche del giacimento e al luogo di provenienza, la gamma cromatica è molto ampia, dal rosa, al rosso / arancio, al rosso intenso, al porpora.

La caratura dei rubini

Durante il processo di formazione, il cromo si infiltra nella gemma, provocando crepe e imperfezioni: per tale ragione, i rubini di qualità sono pochissimi, e nessuno riesce a raggiungere dimensionini elevate: in genere non superano i 3 carati di peso. Lo stesso dicasi per la purezza: i rubini con una minima quantità di inclusioni sono molto rari e sono considerati di grande valore, talvolta persino superiore a quello di un diamante.

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Le caratteristiche del rubino

Il rubino è una delle pietre preziose più dure, appena poco al di sotto del diamante: grazie a questa sua dote, non viene intaccato dagli agenti abrasivi presenti nell’atmosfera, e mantiene intatta la sua brillantezza e limpidezza originale. E’ molto resistente agli urti, ed si presta bene alla realizzazione di anelli da indossare senza paura, anche nel caso di urti e lavori pesanti. E’ raro che un rubino sia perfettamente puro, in genere presenta sempre delle inclusioni di varia natura. Le inclusioni cristalline aghiformi accentuano la brillantezza del rubino e gli conferiscono la caratteristica luce setosa, inoltre la presenza di queste piccole imperfezioni permette spesso di riconoscere l’autenticità del rubino.

Tipologie di rubino e provenienza

Qualità e valore del rubino sono dovuti principalmente al colore, oltre alla trasparenza, al peso, ed eventualmente al taglio. Il colore rosso intenso e scuro è il più ricercato: si tratta di un colore purissimo e saturo, privo della presenza di riflessi blu o gialli. I rubini del Myanmar sono considerati tra i più prestigiosi per la loro tinta accesa, leggermente sfumata di blu, e per la magnifica luminosità, qualunque sia la fonte di luce alla quale sono esposti. Sono gemme molto rare, che provengono da un luogo ugualmente leggendario, noto anche con il nome di Valle dei Rubini. Anche dalla Thailandia provengono bellissimi rubini, dalle sfumature che virano verso il marrone rossiccio, molto apprezzate dai collezionisti. Le inclusioni lineari nelle pietre possono creare anche effetti di rifrazione a occhio di gatto o a stella, in relazione alla disposizione interna delle cristallizzazioni. I riflessi a stella aumentano notevolmente il valore del rubino, e vengono esaltati dal taglio a cabochon, che crea l’impressione di vedere la stella scorrere sulla superficie del rubino. La rarità di queste pietre le ha rese molto ambite, soprattutto per la difficoltà nel trovare in natura rubini di alta qualità. Il maggior produttore al mondo di rubini resta sempre il Myanmar, anche se i giacimenti della valle di Magok si stanno esaurendo. Alcuni giacimenti di rubini si trovano in altre zone dell’Asia: il Vietnam, da cui provengono pietre dalle lievi sfumature azzurre, la Thailandia e l’India, il Pakistan e la Cambogia. Negli ultimi decenni sono stati rilevati giacimenti di rubini anche in Africa, le cui pietre sono ambite dai collezionisti per la colorazione intensa e le grandi dimensioni. In Europa, l’unico punto di riferimento è la Macedonia, dove si trovano splendide pietre rosso lampone.

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Il colore e il taglio dei rubini

Le venature di rubini si trovano prevalentemente in depositi di rocce metamorfiche, il colore rosso dipende dalla percentuale di cromo, e può variare dal rosso rosato, al lampone, al rosso intenso o aranciato, fino a virare leggermente verso il blu. I più quotati e apprezzati sono i rubini provenienti dalla Birmania, dal colore rosso “sangue di piccione” con leggere sfumature azzurrate. Le incursioni di cromo, che generano il colore rosso del rubino, provocano anche un fenomeno di fluorescenza che può essere utile per confermare l’autenticità della pietra. Per far risaltare al massimo la colorazione, la rifrazione della luce e il fenomeno di asterismo, ovvero i riflessi stellati propri di alcuni rubini, il taglio considerato migliore è quello a cabochon. La rarità del rubino in passato ha causato spesso la diffusione di pietre false, topazi, zirconi, o altre pietre rosse con cui veniva confuso. Oggi, i sofisticati sistemi di analisi permettono di analizzare in profondità i cristalli e di riconoscere l’autenticità della pietra. La straordinarietà dei rubini di grandi dimensioni e privi di impurità, eleva di molto le quotazioni, tanto da essere apprezzati dagli intenditori ancora di più dei diamanti.

I rubini sintetici

Già dai primi anni del Novecento, sono stati realizzati rubini di sintesi, le cui caratteristiche sono così simili alle pietre originali che solo un esperto in gemmologia è in grado di distinguere un esemplare sintetico. I rubini sintetici prodotti con il “processo di Verneuil”, possiedono una forma cristallina regolare che, unita ad un’eccezionale limpidezza e al magnifico colore, li rende adatti per essere utilizzati nella creazione di accessori e bigiotteria.

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